Il 2 marzo 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 19/24, anche detto Transizione 5.0. Questo decreto si pone in successione a Transizione 4.0 del 2022, ridefinendo le azioni da porre in essere per aiutare la transizione ecologica e digitale delle aziende. Tra queste spicca il nuovo credito d'imposta per gli investimenti attuati nel 2024 e 2025, vediamo qualche dettaglio.
A chi si rivolge Transizione 5.0
Il nuovo piano Transizione 5.0 si rivolge a tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato che negli anni 2024 e 2025 effettueranno nuovi investimenti in strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, nell'ambito di progetti di innovazione da cui consegua una riduzione dei consumi energetici. A queste aziende è riconosciuto, nei limiti delle risorse disponbili, un credito d'imposta proporzionale alla spesa sostenuta per gli investimenti effettuati alle condizioni e nelle misure stabilite dal decreto.
Sono escluse le aziende in liquidazione (volontaria o coatta), fallimento, concordato preventivo o destinatarie di sanzioni interdittive. Sono inoltre escluse le aziende non in regola con gli obblighi previdenziali e contributivi.
Cosa prevede Transizione 5.0
Sono agevolabili gli investimenti in beni materiali e immateriali nuovi, strumentali all'esercizio d'impresa di cui agli allegati A e B annessi alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, e che sono interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura, a condizione che, tramite gli stessi, si consegua complessivamente una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva localizzata nel territorio nazionale, cui si riferisce il progetto di innovazione non inferiore al 3 per cento o, in alternativa, una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall'investimento non inferiore al 5 per cento.
Rientrano tra i beni di cui all'allegato B alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, ove specificamente previsti dal progetto di innovazione, anche:
- i software, i sistemi, le piattaforme o le applicazioni per l'intelligenza degli impianti che garantiscono il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell'energia autoprodotta e autoconsumata, o introducono meccanismi di efficienza energetica, attraverso la raccolta e l'elaborazione dei dati anche provenienti dalla sensoristica IoT di campo (Energy Dashboarding);
- i software relativi alla gestione di impresa se acquistati unitamente ai software, ai sistemi o alle piattaforme di cui al punto precedente (i cosiddetti ERP);
- gli investimenti in beni materiali nuovi utili ad autoprodurre energia da fonti rinnovabili destinata ad autoconsumo
- la formazione del personale per l'utilizzo dei beni/software acquistati
Differenze tra Transizione 4.0 e Transizione 5.0
In questa nuova agevolazione appena andata in vigore le aliquote sono differenti rispetto alla versione del 2022.
In primo luogo, l’incentivo è differenziato in ragione del risparmio energetico previsto. Si passa dunque da un’aliquota compresa:
- tra il 35% e il 45% fino a 2,5 milioni di euro,
- dal 15% al 25% da 2,5 a 10 milioni di euro,
- dal 5% al 15% da 10 a 50 milioni di euro.
L’aliquota risulta maggiorata del 5% rispetto a quella vigente fino al 2022. Il che rappresenta ben il 50% in più per lo scaglione più elevato di investimenti, quello oltre i 2,5 milioni di euro.
La seconda importante novità: questo scaglione più elevato, che gode di incentivi (sia pure più bassi) arriva fino a 50 milioni di euro contro i 20 precedenti. Considerata anche l’inflazione piuttosto elevata di questi ultimi anni, si tratta a tutti gli effetti almeno di un raddoppio.
Inoltre, l’elenco dei software viene esteso a quelli che monitorano i consumi energetici, l’energia autoprodotta o l’efficienza energetica, nonché se acquistati congiuntamente a questi ultimi anche quelli per la gestione d’impresa.
Transizione 4.0 resta in vigore e corre "parallelo" alla nuova misura, ma viste le nuove aliquote può essere ormai considerato decisamente poco appetibile. Per Transizione 5.0 sono previsti fondi per 6,3 miliardi di euro, di cui 3,78 miliardi di euro per i beni strumentali, 630 milioni per la formazione e 1,89 miliardi per l'autoproduzione di energia, da dividere per i due anni di durata del piano.