Abbiamo superato la metà del nostro viaggio nella tecnologia del passato, siamo alla settima puntata. Oggi vi parliamo di due apparecchi che non sono ufficialmente "morti", ma non se la stanno effettivamente passando troppo bene. Sono il fax e la segreteria telefonica. Li avete ancora? Il mondo delle telecomunicazioni è forse quello che negli anni ha saputo adattarsi più di tutti alle sollecitazioni della società. Le esigenze, sempre diverse e sempre in divenire, hanno spinto verso una modernità che volta per volta poteva sembrare ovvia oppure estremamente futuribile. Una cosa è certa: sin dalla rivoluzione industriale, ogni volta che mutavano le esigenze di comunicazione, i telefoni e tutto il loro mondo rispondevano adattandosi. In questo scenario inscriviamo anche la mini-rivoluzione portata dal fax (chiamato anche telefax) e dalle segreterie telefoniche che tra la fine degli anni '70 e gli anni '90 sono diventati degli status symbol al pari dei primi cellulari. Inizialmente riservati a un utilizzo prettamente business, sono usciti presto dal contesto lavorativo finendo per inaugurare un nuovo modo di comunicare.
Il fax
Un articolo del New York Times del 1988 (potete leggerlo qui, in inglese) lo definisce una rivoluzione per il mondo degli affari. Inventato nel 1966 dalla Xerox, storico marchio di office automation, è solo nel decennio rampante che il fax raggiunge il massimo della sua popolarità. Impossibile non averne almeno uno in ufficio. La rivoluzione del fax era semplice quanto il suo funzionamento: diventava possibile inviare un documento cartaceo in pochi secondi da una parte all'altra del mondo, senza dover attendere i tempi di postalizzazione o quelli che si chiamavano pony express e oggi sono diventati riders. Iniziava a farsi strada il primo uso alternativo alle chiamate della linea telefonica. Il fax era comodo, veloce, economico: trasmettere una pagina costava uno scatto telefonico. L'utilizzo di questa nuova macchina rappresentava anche un primo, rudimentalissimo tentativo di smartworking. Fornendolo ai propri dipendenti che lo installavano a casa, era possibile lavorare tra le proprie mura domestiche spedendo poi la documentazione in ufficio. Giornalisti, avvocati, scrittori, ma anche architetti, artisti, disegnatori, chiunque avesse nella propria professione a che fare con carta e penna finalmente vedeva la possibilità di lavorare in maniera flessibile. Il fax rappresenta uno dei primi casi di "ufficio ovunque", concetto che ora è elementare ma allora non lo era affatto. L'Italia non fa naturalmente eccezione nella diffusione di questo trend e il fax riesce anche a ritagliarsi un posto nelle cronache quando si sostituisce al ciclostile per la diffusione dei comunicati del movimento studentesco della Pantera.
Tra il 1989 e il 1990 un'onda di protesta travolse il mondo dell'istruzione del Belpaese, partendo dalle università e propagandosi a cascata verso i gradi inferiori. Riforme politiche ritenute sbagliate, condizioni strutturali degli edifici critiche, voglia di ribellarsi a una concezione dell'insegnamento troppo ieratico, nozionistico e impreparato ad affrontare il mondo moderno. Queste e tante altre le ragioni di un'onda di agitazione che partì da Palermo e coinvolse tutta Italia fino a diventare un'antonomasia.
Gli studenti usavano il fax per comunicare tra loro perché era immediato e semplice. Oltretutto, avere accesso all'apparecchio significava essere riusciti a conquistare gli uffici del potere, le presidenze, gli spazi dell'amministrazione. Ogni fax della Pantera era una facoltà, un dipartimento, una segreteria "strappata" all'ordine costituito. Lo slogan era "fax, non parole", a sottolineare l'importanza che questo mezzo di comunicazione aveva assunto nello sviluppo dell'azione di protesta. Gli studenti ribelli furono pionieri non solo nell'uso di questa tecnologia fino a quel momento di nicchia, ma anche nella creazione di una vera e propria rete di informazione chiamata Okkupanet sfruttando le reti informatiche che interconnettevano le università. Sull'onda di questo sdoganamento popolare, il fax fece la sua comparsa nelle tabaccherie come servizio aggiunto alla clientela, grazie a un accordo tra la Federazione Italiana Tabaccai e la Sip. La diffusione del fax ha seguito un andamento ondivago, con sorti alterne fino all'inesorabile declino segnato dalla diffusione delle email e della banda larga. Oggi è sempre più raro trovare un ufficio che utilizzi un assiduamente fax, ormai soppiantato dalla possibilità di trasferire il numero su una mail ed effettuare invii e trasmissioni digitalmente (come il servizio Fax2Mail di Vianova).
La segreteria telefonica
Leggermente diverso è il discorso della segreteria telefonica che ha saputo reggere la sfida del tempo, seppur arrivata a noi completamente reinventata. La prima campagna pubblicitaria che la Sip gli dedica risale esattamente a quarant'anni fa, nel 1981, e lo slogan recita "La segreteria telefonica non è un lusso per pochi". È vero, in quanto diventava possibile, tramite un apparecchio dal costo tutto sommato contenuto, disporre di una specie di servizio di "segreteria" casalingo. La diffusione della segreteria nelle case degli italiani va di pari passo con quella del Teledrin perché risponde alla stessa necessità, quella di non perdere nessuna chiamata e risultare in qualche modo raggiungibile in qualsiasi momento.
C'è chi ha voluto leggere in questo un segnale delle nuove abitudini degli italiani. Una segreteria telefonica sopperiva al fatto di avere sempre qualcuno in casa che rispondesse al telefono. Questo accadeva nelle case in cui tutti i familiari lavoravano, oppure nelle case dei single. Un nuovo assetto sociale si stava delineando e la tecnologia lo stava accompagnando nella definizione delle sue esigenze. La segreteria era un apparecchio semplice: un lettore di cassette o più spesso di microcassette era collegato all'apparecchio telefonico e si attivava quando dopo un certo numero di squilli non vi era risposta. L'interlocutore ascoltava una voce registrata che invitava a lasciare un messaggio (registrato su nastro) e poi stava al ricevente richiamare o meno in un secondo momento. Oltre che a raccogliere le chiamate nei momenti di assenza, era straordinaria anche come "filtro" per le telefonate indesiderate, uso "parallelo" che si andò affermando sempre di più.
La segreteria non è del tutto scomparsa: semplicemente si è integrata all'interno dei nostri apparecchi, sia fissi che mobili. Ad essere praticamente scomparso è il modulino esterno con le cassettine, rimasto un simbolo di un tempo che non c'è più. Un segno di quanto la segreteria telefonica sia diventata parte delle nostre abitudini lo ritroviamo nella cultura pop, in tutti quei film e canzoni che l'hanno vista protagonista. Un attore/regista/sceneggiatore che ha utilizzato spessissimo la segreteria come espediente narrativo è Carlo Verdone. Dalle donne che lasciavano messaggi languidi a Cesare Cuticchia alias Manuel Fantoni in Borotalco (1982) ad Ornella Muti - Alice che mette nei guai il povero Verdone - Saverio con un messaggio troppo "osè" in Stasera a casa di Alice (1990), fino ad arrivare a Manuale D'Amore (2005) con la clip che vi proponiamo qui:
La segreteria è anche la vera protagonista di L'eterna lotta tra il bene e il male, una canzone di Elio e le Storie Tese costruita interamente su una serie di veri messaggi di minacce che Rocco Tanica, il tastierista, riceveva sul suo numero di casa. Una signora (soprannominata "Nasty Sciura") si era convinta che il figlio avesse preso una brutta piega per colpa delle canzoni del gruppo milanese e, scoperto il numero di Tanica, non mancava di chiamarlo regolarmente per augurargli disgrazie e cose terribili.
Fax e segreteria telefonica sono dei retaggi degli anni '80 che ancora oggi usiamo, forse meno frequentemente e sicuramente in modo diverso. Sono l'esempio perfetto della tecnologia che si evolve, adattandosi alla vita e alle abitudini dei consumatori.