Sembra che TIM abbia deciso di assestare una serie di durissimi colpi ai tech-nostalgici. Dopo l'annuncio ufficiale della cessazione della manutenzione delle cabine telefoniche, il 1 luglio 2023 è arrivato un altro momento storico a sancire la dismissione di un servizio entrato ormai nell'archeologia delle telecomunicazioni. A partire da quella data, infatti, è stato ufficialmente dismesso il dial-up, ovvero la vecchia, cara connessione internet a 56K.
Un po' di storia
Il servizio dial-up è il nonno dell'internet che tutti noi conosciamo oggi. Moltissimi non erano ancora nati ai suoi tempi, o erano bambini. Come funzionava? Vi rinfreschiamo la memoria.
Prendete un pc con lo schermo a tubo catodico e il processore Pentium 2 o 3 se proprio eravate all'ultimo modello appena uscito. Con un cavo seriale collegate il case del pc a una scatoletta piccola piena di lucine che lampeggiano. A sua volta, quest'ultima scatoletta va collegata alla presa telefonica con un cavo che finisce con una tripolare. C'è il telefono attaccato? Eh beh, lo staccate!
Fatto? Bene, andiamo avanti. Cliccate sull'icona del programma che vi hanno installato per collegarvi a internet (il dialer, traducibile con "compositore"). Vi compare una finestra tipo questa:
Cliccando su "dial" (in italiano è "componi") inizia la magia: un suono arcaico, misterioso, sibilante, che impareremo a conoscere e si imprimerà in maniera indelebile nella nostra memoria, ci spalanca le porte di quel mondo pieno di fascino e ancora poco conosciuto che è internet.
Un suono che, casomai qualcuno non lo conosca, fa così:
Trascorsi un po' di secondi (la cosa non è certamente inmmediata), è possibile aprire il browser e cominciare a navigare.
La velocità che la connessione poteva raggiungere non superava i 56k per i privati con linea analogica e i 64k per le utenze business che avevano la linea digitale ISDN. Quel suono che sentivamo non era altro che una vera e propria telefonata, che partiva dal nostro pc (il client) e raggiungeva il computer allocato presso il fornitore del servizio (il server) che forniva poi la connessione. Per questo motivo usare internet implicava occupare fisicamente la linea telefonica, col risultato che chi chiamava il nostro numero sentiva occupato e non si poteva ovviamente telefonare in uscita.
Questo è stato il mondo degli utilizzatori di internet fino ai primi anni 2000, quando l'allora Telecom lanciò Alice e tutto quel mondo di servizi che ruotavano intorno alla fornitura di una linea di tipo ADSL, ovvero il primo tipo di connessione a banda larga (la dial-up è infatti anche detta a banda stretta). L'ADSL veniva utilizzata tramite un modem simile a quello della dial-up, ma collegato alla rete telefonica tramite uno sdoppiatore (il famoso filtro) e permetteva un utilizzo contemporaneo del telefono perchè la banda riservata ad internet viaggiava separatamente a quella usata durante le telefonate.
La dismissione del dial up
Tutto questo, dalla fine degli anni '90 fino a ieri perchè TIM ha annunciato (dando le opportune comunicazioni di legge in bolletta, iniziate a gennaio 2023) di aver chiuso per sempre il servizio dial-up. Quei pochissimi che ancora sentivano il magico suono della telefonata del modem, ora si troveranno di fronte a un dialer muto.
Non sappiamo quanti effettivamente ancora usassero quel tipo di connessione, quello che sappiamo è che si è effettivamente conclusa un'epoca. Un'era fatta di attese, pazienza, litigate a causa del telefono occupato, minuti di connessioni "rubati" tra una chiamata e l'altra, tariffe a fascia oraria e quella fascinazione, molto adolescenziale per alcuni di noi, che avevano la sera e la notte, unici momenti in cui internet diventava libero e (almeno così ci sembrava) "infinito".
Abituati alle velocità stellari delle fibre ottiche odierne, pensare ai tempi che implicavano l'uso di una connessione dial-up sembra veramente qualcosa di alieno, eppure sono passati poco più di 20 anni. Se avete ancora in soffitta o in cantina un modem di quelli che Telecom forniva in comodato d'uso con l'abbonamento, sappiate che da oggi è ufficialmente un pezzo da museo (come il Teledrin o i telefonini Tacs).