Il boom dei dispositivi connessi (IoT) nella sanità nel 2021
In questi giorni di recrudescenza della pandemia, la sanità occupa ancora e più che mai le aperture delle news confermandosi come il settore più cruciale del momento. Un recente report evidenzia l'importanza dell'IoT (internet of things - internet delle cose) in questo ambito, tanto da arrivare a parlare di IoMT dove M sta per "medical".
L'IoT diventa IoMT
Per IoT intendiamo tutti quegli oggetti che normalmente non nascono per essere connessi a internet, ma che una volta che questo accade possono rilanciarsi con nuovi usi. Tipicamente, i primi dispositivi IoT a cui pensiamo sono gli elettrodomestici: lavatrici, forni, lavastoviglie, asciugatrici, frigoriferi, anche se non connessi funzionano benissimo lo stesso. Se però sono di ultima generazione e prevedono quindi la possibilità di connettersi alla Rete, rivelano un mondo di comodità e di possibilità prima precluse. Ad esempio, le programmazioni da remoto, il controllo degli alimenti e dei tempi di preparazione dei cibi, eccetera eccetera. In ambito medical, si definiscono IoT (o IoMT) i dispositivi che permettono un controllo remoto di un'apparecchiatura o il monitoraggio di una persona, rimanendo collegati a un operatore o a una struttura centralizzata. Possono essere di diversi tipi: dispositivi indossabili, letti smart, apparecchiature per il monitoraggio di parametri vitali e persino tutti quei sistemi automatici che permettono lo stoccaggio, la catalogazione e la fornitura automatica dei farmaci. La frontiera estrema sono i robot-chirurghi controllati da medici umani. Cose che sembravano fantascienza fino a pochissimi anni fa, ma che invece sono una realtà molto più diffusa di quanto immaginiamo. Alla fine del 2021 si sono contati 3.2 milioni di dispositivi medicali connessi, mentre si stima che entro il 2026 questo numero crescerà del 231% (fonte CorCom). Il vantaggio è evidente: oltre che garantire un'assistenza migliore e più immediata, gli IoMT permettono una razionalizzazione delle risorse e la possibilità di poter curare le persone in maniera efficace anche lontano dagli ospedali. I paesi che risultano più all'avanguardia con gli IoT medical sono la Cina e gli Stati Uniti con il 62% dei dispositivi totali. La pandemia ha dato senza dubbio un impulso decisivo a questo trend, soprattutto nella gestione dei pazienti da dover curare a casa per mancanza di posti letto ospedalieri.
Le diverse tipologie di IoMT
I dispositivi IoT medicali si dividono in tre categorie:
- in-body
- in-home
- in-clinic
Al primo gruppo appartengono gli indossabili e i tracker. Per poter essere utilizzati in ambito medico è necessario che siano certificati e utilizzati sempre sotto la supervisione e il controllo di personale medico qualificato. Gli IoMT in-body possono tracciare e trasmettere i dati fisiologici a sistemi che possono evidenziare e segnalare subito la presenza di anomalie o elaborare e controllare le terapie farmacologiche. In questa categoria rientrano anche i dispositivi impiantabili all'interno del corpo per sostituire o supportare parti danneggiate, come l'ultimissima generazione di pacemaker. I dispositivi in-home sono tutti i monitor a cui un paziente che non rimane ricoverato in ospedale resta collegato per poter consentire un controllo del suo stato di salute. Queste apparecchiature sono in costante comunicazione con i medici di modo che in caso di emergenza sia comunque possibile intervenire. Sono questi gli ambiti che con la pandemia hanno subito l'accelerata più consistente. In-clinic invece sono tutte quelle apparecchiature che contribuiscono a creare una rete che consenta alle strutture il monitoraggio dei pazienti e la gestione dei loro dati (comprese le funzioni di amministrazione).Gli IoMT sono ormai una realtà sempre più consolidata, mentre per il loro sviluppo ulteriore una grande responsabilità è affidata agli operatori telefonici che (soprattutto con l'avvento del 5G) dovranno garantire connessioni sempre più performanti e affidabili.
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