Gli italiani sono sempre stati amanti delle connessioni veloci, lo dimostra il fatto che le pubblicità rimarcano sempre, come prima cosa, che "la lentezza è solo un ricordo". La disponibilità della fibra diretta negli edifici (la cosiddetta FTTH), favorita da un piano di sviluppo nazionale che doveva contribuire a svecchiare la rete italiana, ancora per gran parte in rame, aveva fatto ben sperare. A distanza di anni, però, sembra che qualcosa non sia andato per il verso giusto. Cosa? Vediamolo insieme.
Gli italiani e il rapporto con la telefonia in un sondaggio
Oliver Wyman è una società di consulenza internazionale che ha proposto una survey composta di 62 domande a un pubblico di 20.000 persone di varie fasce d'età, ad argomento telefonia fissa e mobile.
Mentre alcune risposte sono piuttosto scontate, altre invece hanno offerto più di uno spunto di riflessione e riguardano soprattutto la percezione che gli italiani hanno riguardo alla connessione veloce, la FTTH e il 5G in particolare. Innanzitutto, la maggioranza degli intervistati ha riferito che il prezzo è ancora un driver fondamentale nel processo decisionale riguardo la scelta dell'operatore o del tipo di connettività. L'interesse per l'FTTH però c'è ed è concreto, con la metà degli intervistati che dichiara di voler passare a questo tipo di tecnologia anche a costo di sostenere costi maggiori.
I problemi dell'FTTH
E allora qual è il problema? Perchè non si passa dalle parole ai fatti? Il Governo aveva già inteso favorire l'accesso alla FTTH attraverso voucher connettività erogati direttamente agli utenti finali, ma anche considerando questa misura economicamente importante non si può dire che le attivazioni siano decollate. Il motivo è essenzialmente pratico: è vero che molti km di fibra sono stati effettivamente posati (per sapere quanti e dove potete consultare direttamente il sito dedicato a cura del Ministero), quello che però manca è l'allaccio delle aree private alle infrastrutture realizzate.
Il sondaggio rivela che ben il 24% degli intervistati (quasi un quarto del totale, tantissimo) vorrebbe passare alla FTTH ma non ci riesce. Questo è il dato più allarmante che emerge dall'indagine e che deve far riflettere sullo stato dell'arte della digitalizzazione della popolazione italiana. Con sempre più servizi anche quotidiani demandati al "virtuale" (basti pensare allo SPID, alla PEC, alla CIE e non solo), è evidente come l'efficienza della rete non sia più un qualcosa da pretendere per svago o solo per scopi lavorativi. Una rete veloce e stabile dovrebbe essere un diritto di tutti perchè è evidente come non se ne possa più fare a meno.
Invece, anche laddove la FTTH sia stata portata e i lavori previsti dal BUL siano stati espletati, la difficoltà ad accedere al servizio perdura perchè allacciarsi non è così semplice. In caso di aziende, spesso poste in luoghi isolati o a bassa densità abitativa (le zone industriali, ad esempio) resta a totale carico dell'utente effettuare i lavori di scavo per far arrivare la fibra al proprio ingresso o dovunque è il caso che venga posizionata. Anche l'erogazione di eventuali voucher non riesce quasi mai a coprire i costi di questa operazione che ovviamente aumentano in proporzione alla distanza da colmare.
In caso di condomini, invece, le resistenze maggiori arrivano dagli amministratori che non acconsentono ad effettuare i lavori di adeguamento dei vari stabili per portare la fibra su per i piani in prossimità degli ingressi degli appartamenti. Soprattutto i palazzi più datati presentano delle situazioni a volte al limite a livello di cavidotti: per poter far passare agevolmente la fibra occorrerebbero delle operazioni di bonifica quando non addirittura dei rifacimenti totali, con costi a carico degli inquilini che difficilmente passano il vaglio delle assemblee.
È stato calcolato che, per ogni accesso FTTH attivato in centrale, il costo per l'allaccio della singola utenza si aggira tra i 600 e i 1000 euro, a seconda dell'entità dei lavori. Decisamente troppi, considerando che spesso questo tipo di interventi vengono percepiti come non prioritari o non necessari.
La soluzione: voucher agli operatori
Il sondaggio OW suggerisce anche una possibile soluzione: gli utenti pensano che dovrebbe essere lo Stato o la Comunità Europea a farsi carico di questi costi, o perlomeno a contribuire in maniera significativa. In questo senso un aiuto potrebbe venire da voucher pensati per gli operatori, in modo che siano questi ultimi soggetti ad effettuare i lavori di allaccio senza dover temere poi che gli utenti di fatto non si abbonino e vanifichino l'investimento.
Non c'è ancora nulla di definito, ovviamente, ma i numeri fanno pensare che questa questione non potrà essere ignorata per sempre.
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