Gli operatori e la loro guerra infinita
Sono molto lontani i tempi del dualismo TIM/Omnitel. Risale alla metà degli anni 90, l'epoca del boom della telefonia mobile, l'alternanza tra questi due storici soggetti che hanno fatto da apripista a un business dai numeri stellari. Era possibile riconoscere a quale operatore appartenesse un'utenza semplicemente tramite il numero di telefono: se il prefisso era 33X era TIM, se 34X Omnitel. Ulteriormente, se il numero era a sei cifre dopo il prefisso operatore 33X si trattava di un TIM con tecnologia TACS, mentre se era a sette cifre funzionava in GSM. Bisognava attendere il 1997 e l'arrivo di Wind per rompere il duopolio e addirittura il 2002 per la portabilità dei numeri tra operatori mobili, evento che segnò una piccola rivoluzione.
Dopo questa data, infatti, divenne impossibile distinguere l'operatore tramite il prefisso: il cliente aveva la libertà di poter cambiare compagnia telefonica senza essere obbligato ad attivare una nuova sim con nuovo numero, come succedeva prima.
Quelli che non ce l'hanno fatta
BLU, il futuro che non c'era (e infatti è finita malissimo)
La storia della telefonia mobile italiana riporta anche i suoi "caduti" sul campo: capostipite fu BLU, compagnia telefonica nata da una joint venture di imprenditori che si lanciò sul mercato nel 1999 diventando il quarto operatore. Ne uscì rovinosamente solo tre anni dopo, nel 2002, a seguito di una gestione totalmente fallimentare e una condanna per turbativa d'asta. La particolarità che rese celebre l'operatore BLU fu la possibilità di scegliere e comporre il proprio numero telefonico (con prefisso 388). Questo dava particolare soddisfazione sia ai numerologi incalliti che potevano avere le proprie cifre portafortuna nell'utenza, che ai businessmen che volevano il numero mobile praticamente identico a quello fisso, sfoggiando così un bel plus sul biglietto da visita. In seguito alla chiusura, i clienti furono acquistati in blocco da Wind.
Ipse2000, questi fantasmi
Peggio di BLU ha fatto solo Ipse2000: dietro questo nome misterioso si nasconde l'operatore fantasma, l'entità che non riuscì mai ad arrivare sulle nostre sim. Figlia dell'ennesima cordata imprenditoriale internazionale, Ipse2000 si aggiudicò una quota di frequenze UMTS a un prezzo talmente esorbitante da causare il dissesto interno dell'azienda stessa. Un esaustivo riassunto della sua storia è contenuto in questo articolo del CorCom.
Bip Mobile, quando provarci non significa riuscire
Una storia abbastanza clamorosa nel panorama dei gestori telefonici mobili italiani è stata quella della compagnia Bip Mobile Srl. La sua parabola durò appena 15 mesi, da settembre 2012 a dicembre 2013. Le scelte commerciali di Bip si rivelarono da subito piuttosto incomprensibili: dichiarava di rivolgersi ai giovani, ma scelse di non pubblicizzarsi sul web. La comunicazione si svolse solo in tv e solo sulle reti Mediaset. Poco giovane era anche la tariffazione: scatto alla risposta e SMS più cari della concorrenza non erano un bel viatico per il target a cui ambivano. Furono anche annunciati dei telefoni Bip Mobile, ma l'unico che vide effettivamente la luce fu un modello dual sim antiquato e decisamente poco accattivante.
In un momento in cui gli smartphone stavano diventando di massa, le vendite furono ridicole. L'unica cosa giovane di Bip era il suo testimonial, l'odiosissimo pennuto Beep Beep. Peccato che la compagnia fece la fine di Will Coyote. Le spese non onorate per l'affitto della rete portarono all'insolvenza e al conseguente fallimento. A Capodanno 2014 le sim si spensero inesorabilmente una ad una, senza alcun preavviso, lasciando 220mila utenti senza linea. A nulla valsero le chiamate al numero del servizio clienti Bip Mobile: neanche gli operatori erano a conoscenza della reale situazione dell'azienda.
Quello che si ricorda è l'odissea che i clienti di questo operatore subirono per rientrare in possesso del proprio numero: le richieste di portabilità verso altri lidi furono così tante e contemporanee da giustificare la necessità di scaglionare i passaggi. Per legge ogni operatore poteva gestire un tetto massimo di MNP giornaliero (che comprendeva sia i clienti Bip che tutti gli altri), con il risultato che le procedure si intasarono in fretta e impiegarono diversi mesi per essere completate. L'intervento dell'Autorità aumentò questa capienza per permettere di snellire le procedure e salvare il salvabile. Vi ricordate quale rete utilizzava Bip Mobile?
Meglio cambiare, no? Ehm....no.
Esatto, proprio H3G ovvero Tre. Sbarcata sulla piazza nel 1999, fu la prima a portare in Italia l'innovazione della videochiamata, possibile grazie alla tecnologia UMTS in cui Tre era pioniera. Altra sua peculiarità fu il sim lock sui terminali: grazie a una feature del software interno, questi telefoni potevano funzionare solo con una precisa sim inserita. Questo consentiva una politica di prezzo particolarmente aggressiva e una clientela molto fidelizzata. Tre viene ricordata dagli appassionati anche per la scommessa mai del tutto vinta sullo standard DVB-H, che sfruttava l'UMTS per trasmettere la TV sul telefonino. Un embrionale streaming, reso difficoltoso da una tecnologia ancora acerba per questo scopo.
Il DVB-H finì presto nel dimenticatoio, mentre restano memorabili i tvfonini, ovvero i telefoni che Tre vendeva (ovviamente bloccatissimi) per usufruire del servizio, a marchio Samsung o LG. Tre si è fusa nel 2016 con Wind, liberando la piazza di quarto operatore italiano che è stata occupata da Iliad.
Gli operatori non sono tutti uguali!
Dopo la rivoluzione delle MNP, un altro anno che i consumatori ricordano è il 2007, quando Poste Italiane lancia il suo servizio di telefonia chiamato PosteMobile. Poste, ovviamente, non possedeva alcun antenna per erogare il servizio in autonomia, di conseguenza il segnale viaggiava sulle frequenze Vodafone, grazie ad un accordo tecnico/commerciale appositamente stipulato. PosteMobile è quindi il primo MVNO italiano. Ma cosa vuol dire MVNO? In questi anni, diverse sigle hanno iniziato ad anteporsi ai nomi degli operatori mobili. Comprenderle aiuta anche a capire le logiche di fatturazione e le offerte commerciali, oltre che a poter capire la resa in termini di prestazioni. A voi un breve elenco per fare chiarezza.
- MNO (mobile network operator) sono gli operatori proprietari della rete sulla quale viaggiano, coloro che possiedono ed effettuano la manutenzione di antenne e ripetitori. Per intenderci, i tre giganti storici più il nuovo arrivato Iliad che però non ha ancora completato la copertura proprietaria nazionale.
- ESP MVNO (enhanced service provider mno) sono gli operatori virtuali che possiedono l'infrastruttura per erogare solo servizi aggiuntivi e prodotti. La rete di accesso e le sim restano appannaggio dell'mno con cui viene stretto l'accordo. Se dovesse cambiare l'mno di riferimento, devono cambiare tutte le sim vendute. Un esempio di esp mvno è ho.mobile, la costola economica di Vodafone.
- ATR (all time reseller) sono quegli operatori che acquistano all'ingrosso del traffico da un mno e poi lo commercializzano senza però rimarchiarlo. Anche qui la sim è di proprietà dell'mno "padre", l'atr si limita solo alla fatturazione.
- FULL MVNO (full mobile virtual network operator) è l'evoluzione dell'esp mvno. Viaggia sempre sulle antenne dell'mno che lo ospita, ma può emettere e gestire le proprie sim. In caso di cambio degli accordi commerciali e quindi cambio di mno, le sim non devono essere sostituite e continuano a funzionare senza interruzioni. Quest'ultimo modello sembra aver preso particolarmente piede in Italia, grazie alla possibilità di essere flessibili sulla scelta dell'mno che si traduce in un miglior servizio al cliente e la possibilità di avere prezzi sempre concorrenziali. Vianova gestisce la sua parte mobile in modalità full mvno, appoggiandosi alla rete TIM.
Volete cambiare l'operatore delle vostre sim aziendali? Vi è arrivato un bell'avviso di prossima rimodulazione e non sapete cosa fare? La soluzione mobile Vianova fa per voi. Contattateci per sapere come approfittare di un offerta conveniente, trasparente, flessibile e che acquisisce valore nel tempo!